Finestre chiuse, finestre
aperte. Un recente studio realizzato in California dal Berkeley Lab,
di cui si parla nel dossier medicina del Corriere della Sera
di domenica 1 settembre, sostiene sia molto utile ventilare
adeguatamente le aule delle scuole, anche solo aprendo le finestre di
tanto in tanto. Un comportamento così semplice porta ad una
riduzione sensibile delle assenze degli alunni, migliorando la
qualità dell'aria, attraverso un drastico abbassamento della
presenza di sostanze dannose. E' noto come gli spazi chiusi
all'interno delle città, anche le stanze delle nostre abitazioni,
siano spesso più inquinati delle strade.
Una delle mie ultime
lezioni dello scorso anno scolastico ha avuto come argomento proprio
la necessità di aprire le finestre. In quella seconda liceale mi
vedevano spesso comparire alla prima ora di lezione, fermarmi sulla
porta. Non entro se le persiane non sono alzate, dicevo. Dopo un paio
di settimane mi bastava solo rimanere fermo per ottenere che la luce
naturale invadesse l'aula.
Ho cercato di spiegare ai
ragazzi che il mio comportamento non è frutto di un'ossessione,
almeno non solo: mi mette tristezza entrare in un'aula dove la luce
proviene dai gelidi neon al soffitto, peraltro insufficienti a
un'adeguata illuminazione. Ma non si tratta solo di questo. Non guardare quello che c'è fuori del mondo ristretto in cui
viviamo mi sembra un atteggiamento che si scontra con l'obiettivo
stesso di ogni percorso culturale, a maggior ragione di quello
educativo.
In molte aule i vetri
delle finestre sono zigrinati oppure opachi, credo con l'obiettivo
che i ragazzi non guardino verso l'esterno. Mi sembra un segnale
infelice. E' come se la scuola sostenesse di essere autosufficiente,
che per tutto quello che è necessario imparare bastino i pochi metri
quadrati invasi dai banchi e in cui restiamo un po' stipati, che
della realtà esterna ci interessa poco, anzi che può solo distrarci
da un sano processo di conoscenza.
Invece è bene aprirle le
finestre, ho detto ai ragazzi, ogni tanto rischiare anche di perdere
qualche parola dell'insegnante guardando fuori, scoprire che in fondo
l'esterno non è così cattivo, anche visto da qui, che oltre la
finestra c'è un giardino (fortuna!) e ci sono i rami di un albero e
sopra qualche volta c'è anche un usignolo, e se ci sporgiamo un po'
possiamo vedere anche il cielo.
Insomma aprire le
finestre non è solo salutare per lo stato fisico degli alunni, ma
anche per loro curiosità culturale e per il benessere mentale, e
migliora, sì migliora, la qualità dell'insegnamento.
A volte entro in aule che
hanno le persiane abbassate o le finestre opache incredibilmente
sigillate anche in primavera, perché l'insegnante che mi ha
preceduto ritiene che in questo modo gli alunni si concentrino
meglio, non si perdano in astratti ragionamenti dietro il
saltabeccare di un merlo o di un passerotto, non pensino, in una
bella giornata di sole, che forse sarebbe meglio essere fuori.
Ma i ragazzi, già
abituati a vivere al buio delle loro lunghe notti e delle stanze
solitarie, convinti che la luce sia innanzitutto quella proveniente
da un qualche schermo, che insegnamento ricavano da una scelta
siffatta? E poi, siamo sicuri che la loro disattenzione dipenda solo
da quello che vedono fuori e non, almeno in parte, anche da quello
che accade all'interno delle pareti scolastiche?
Quando la mattina, prima dell'inizio delle lezioni, entro nell'aula dei professori, spalanco le finestre per far cambiare l'aria. L'aula affaccia su un piccolo chiostro. Mi sembra così che un po' di vita e di rinnovamento (non solo dell'aria) si faccia largo tra i mobili antichi e in verità un po' tetri. Sta di fatto che dopo pochi minuti le finestre sono di nuovo chiuse. C'è sempre qualcuno alle mie spalle che ha paura delle correnti d'aria.
Quando la mattina, prima dell'inizio delle lezioni, entro nell'aula dei professori, spalanco le finestre per far cambiare l'aria. L'aula affaccia su un piccolo chiostro. Mi sembra così che un po' di vita e di rinnovamento (non solo dell'aria) si faccia largo tra i mobili antichi e in verità un po' tetri. Sta di fatto che dopo pochi minuti le finestre sono di nuovo chiuse. C'è sempre qualcuno alle mie spalle che ha paura delle correnti d'aria.
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