Antonio Debenedetti, in
un'intervista televisiva, racconta di essere stato allievo di Giorgio
Caproni. Suo padre Giacomo, il ben noto critico letterario, l'aveva
lasciato lungamente in giardino mentre era a colloquio con Benedetto
Croce. Il piccolo si era ammalato e così Caproni, al fine di
sdebitarsi per i consigli ricevuti da Debenedetti padre in merito
alla traduzione della Recherche a cui stava lavorando, si era
proposto di fare da maestro al bambino nei lunghi mesi invernali in
cui sarebbe stato assente dalla scuola. Erano gli anni immediatamente
successivi alla seconda guerra mondiale.
“Con lui non è che si
facessero proprio delle lezioni - ricorda Antonio Debenedetti – .
Per esempio scrivevamo delle poesie a due voci oppure insegnava le
divisioni attraverso una specie di filastrocca. Era un maestro
straordinario e ironico”.
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Caproni in una foto di Dino Ignani |
Una
volta si fece trovare indaffarato, mentre con il metro misurava la
lavagna. “Il direttore vuole sapere la superficie della lavagna –
disse il maestro – e non ricordo come si fa a calcolarla”. Base
per altezza, suggerì qualcuno. “Perché?” chiese pronto Caproni.
Ne nacque un'interessante discussione.
Caproni
“era
quasi un fratello maggiore per i suoi alunni”. Scrive Cerami che
chi terminava per primo un problema o una composizione d'italiano,
veniva mandato a comperare un quotidiano e i canestrelli. Con essi
infatti venivano premiati il primo e l'ultimo degli scolari, quasi a
sottolineare che ai suoi occhi avevano lo stesso merito.
“Aiutava
tutti, soprattutto chi era in difficoltà. Si intratteneva spesso con
i ragazzi anche dopo l'orario scolastico, e non era contento finché
tutti non avessero capito. Era sempre di un'allegria contagiosa,
faceva studiare le poesie a memoria, ma ai suoi alunni non disse mai
di essere lui stesso un poeta”.
Chissà se oggi, in una scuola troppo spesso
asservita a farraginose pratiche burocratiche, il maestro elementare
Giorgio Caproni avrebbe modo di utilizzare la sua ironica leggerezza,
così capace di suggerire grandi contenuti, il suo animo di
violinista, la profonda umanità di chi crede che la scuola debba
servire proprio a tutti per essere migliori, ma soprattutto a chi
della scuola sembrerebbe non sapere che farsene. Certo servirebbe
almeno un Caproni in ciascuna scuola di ogni ordine e grado. Così,
tanto per dare un'opportunità anche all'alunno svogliato, seduto
all'ultimo banco, con il quale è inutile sforzarsi, “tanto non
capisce”. O per vedere visi sorridenti di fronte a una poesia o a
un problema di matematica.
Preziosissima testimonianza, caro Giuseppe. Grazie davvero per condividerla qui.
RispondiEliminaGentile Giuseppe Grattacaso, la foto di Giorgio Caproni che hai inserito in questo tuo interessante articolo è stata fatta da me come potrai vedere nella galleria POETI del mio sito www.dinoignani.net . Mi farebbe piacere se mi citassi quale autore.
RispondiEliminaGrazie,
dino ignani
Mi scuso, Dino. Ti ringrazio per la precisazione e rimedio subito.
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