L'ultimo libro di Sandra
Petrignani è molte cose insieme – inchiesta, narrazione,
riflessione critica, ricostruzione di un ambiente sociale – e come
tale è un prodotto abbastanza atipico per la nostra letteratura. In
Addio a Roma (Neri Pozza editore) i vari elementi della
storia, che l'autrice utilizza con accortezza e partecipazione,
compongono un quadro unitario, ricchissimo di dettagli e nitido nei
particolari, del mondo culturale romano nel periodo che va dai primi
anni Cinquanta al Sessantotto, protraendosi fino a un Epilogo
che si conclude con l'evento, dolorosissimo e inquietante, della
morte di Pasolini, vero spartiacque culturale e sociale della vita
collettiva del nostro paese.
Vacanze romane: il film è del 1952 |
A condurci per mano nella
dinamica e vitalissima vicenda artistica romana di quegli anni
straordinari, è il personaggio fittizio di Ninetta (nei cui panni
non è difficile intravedere la stessa Petrignani), che si muove
comunque a suo agio tra i personaggi, questi invece reali, che furono
gli animatori delle vicende culturali del periodo. A noi, che
abitiamo e ci confondiamo nelle vicende tristemente mediocri, nel
confronto sguaiato e inconsistente di questo inizio millennio, sembra davvero
un'epoca lontana e piena di fascino quella che vide protagonisti
scrittori ed artisti che si ritrovavano, con il gusto sano e civile
della discussione e del contraddittorio, intorno ai tavoli delle
osterie come nelle gallerie d'arte e nelle redazioni di riviste
culturali che furono al centro del dibattito culturale e politico.
Sandra Petrignani allunga
su quelle vicende e sui suoi protagonisti uno sguardo affettuoso, a
volte nostalgico a volte garbatamente ironico, riuscendo sempre a
restituire quel misto di grande arte e di tenera follia, di geniali
idee sull'esistenza e di esistenze spesso perse dietro umane gelosie
e ancora più umani innamoramenti, quell'inevitabile mescolarsi di
arte e vita, che costruirono uno dei tratti più significativi del
fermento della Roma di quei decenni.
Amelia Rosselli negli anni '60 |
E' un mondo di
pettegolezzi e di tenerezze, di tradimenti e di affetti, ma
soprattutto di grande fervore artistico, in cui si muovono Moravia e
la Morante (che non vuole essere definita la moglie dell'autore de
Gli indifferenti), Pier Paolo Pasolini e Sandro Penna,
Calvino, Natalia Ginzburg, Gadda, e poi l'affascinante direttrice
della Galleria d'arte moderna Palma Buccarelli, De Chirico e Guttuso,
Fellini e Flaiano, Parise e Arbasino, Wilcock ed Elio Pecora. Le loro
vite si cercano, si intrecciano e si rifiutano, sempre comunque
manifestando una voglia di dire, di capire fino in fondo il senso
dell'epoca in cui era loro toccato vivere. Il lettore si trova di
fronte un universo, insieme delicato e severo, generoso e crudele, ravvivato da piccoli segreti e da grandi dibattiti
pubblici, comunque estremamente effervescente, in qualche
modo entusiasmante, se confrontato con la miseria culturale di oggi.
Di quelle vicende Sandra
Petrignani ci restituisce tutto il fascino nascosto, perché sa
affondare la narrazione anche nelle piccolezze del quotidiano proprio
mentre il suo discorso approfondisce aspetti critici o sociali.
Emergono così ritratti
inconsueti, come nel caso dell'intensa e sorprendente storia d'amore
tra Amelia Rosselli, “bella e strana”, che allora ha solo
vent'anni, non ha ancora scritto niente e “deve combattere con il
fantasma di Beethoven che vede dentro lo specchio ogni volta che si
guarda”, e Rocco Scotellaro, il “poeta contadino”, come viene
chiamato, “figlio di ciabattino, ex sindaco di Tricarico”. Lui
scrive “Mi sento schifoso a confronto della sua bellezza” e poi,
più tardi: “Ho avuto ciò che volevo: la più grande batosta
dell'anima”.
Il libro ci lascia con
l'immagine di Pasolini, attento a sondare gli aspetti sempre più
allarmanti della società che si sforza caparbiamente di analizzare e
sempre più preoccupato della propria incolumità, e con le parole di
Ennio Flaiano (scritte ad un amico nel 1957!): “La nausea di questo
maledetto momento che stiamo attraversando! Tutto diventa materia di
esibizionismo e di rotocalco. Tutto viene preso sul serio in questo
maledetto paese eccetto le cose serie”.
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