Non bisogna credere
troppo al Dizionario dei sinonimi e dei contrari, dico spesso
ai miei alunni. La lingua vive di sfumature, si alimenta di
incertezze, di piccole variazioni, pretende di significare per mezzo
di minimi spostamenti di senso, di sottili fraintendimenti. Il
termine sinonimi invece offre subito certezze. Una parola vale
l'altra. Come in un mosaico, posso sostituire una tessera e il quadro
d'insieme dovrebbe essere lo stesso, se non risultare più bello. Può
succedere, certo, ma può anche accadere che spariscano chiaroscuri e
venature. Dove auspicavamo soluzioni, si aprono tranelli, ci
sorprendono improvvisi smottamenti.
Scrive Camillo Sbarbaro
in Fuochi fatui: “Vi sono parole che i vocabolari danno per
equivalenti e che io non confonderei. (…) Si eviterebbero ambiguità
e, s'anche di poco, la lingua si arricchirebbe. Così la spuma non è
la schiuma. La nuvola è leggera, un fiocco di bambagia; la nube, il
suono cupo lo dice, è plumbea, minaccia temporale. La sottana è
greve, tetra, è quella del prete, dell'ava; mentre la gonna è
festosa, è una corolla capovolta”.
La lingua insomma si
arricchisce, se si è in grado di muoversi, con rispetto ma anche con
un po' di gusto della scoperta, tra significati contigui. In questi
ultimi anni, nel gergo appiattito dei presentatori televisivi e dei
commentatori sportivi, l'aggettivo importante viene usato con
grande frequenza, spesso a sproposito e per significare cose alquanto
diverse. Se viene definito importante, un politico potrebbe
essere influente, ma anche autorevole; un avvenimento importante
nella vita di un paese potrebbe configurarsi come memorabile, ma
anche da dimenticare. Un tiro in porta è importante perché pericoloso o perché di grande potenza?
Più che un commento, una mia riflessione sull'uso del vocabolario...
RispondiEliminaLa scimmia e il participio passato
Attenti al gorilla! ammoniva De Andrè in una fortunata traduzione della famosa canzone “Gare au gorille” di Brassens. Chissà cosa sarebbe venuto fuori se invece di tradurre e adattare il testo usando sia il vocabolario che la sensibilità letteraria, avesse fatto come certi miei alunni di terza al Liceo linguistico?
Come si comporta un sedicenne che deve consegnare entro una settimana il riassunto in francese di un articolo sui problemi legati (ironia della sorte) all'uso poco consapevole delle informazioni trovate su Internet? Ovviamente sette giorni non lasciano il tempo materiale per controllare lessico e grammatica di un testo di ben quindici righe (lunghezza richiesta dalla pignola lettrice di francese). Il dinosauro cartaceo detto anche dizionario bilingue è pesante e anche polveroso – fu consultato per l'ultima volta quando i genitori andavano all'Università – e non può certo competere con la maneggevolezza dell'I-phone, sempre disponibile sull'autobus, dalla nonna o in classe...
Perciò, avendo da tradurre il professore ha reso i compiti, il sedicenne di cui sopra, colto da legittimo dubbio sul participio passato francese del verbo rendere (o restituire che dir si voglia), impugna volenteroso il telefonino con accesso illimitato a Internet, si collega a Google Translate o servizio affine e digita il termine reso nudo e crudo. Solo che il congegno maledetto, in mancanza totale di un contesto, seleziona perfidamente la traduzione del raro sostantivo italiano reso, sì proprio lui, il macaco martire della scienza in quanto protagonista di esperimenti sui gruppi sanguigni, denominato in latino e quindi anche in francese Rhésus (ecco tra l'altro spiegato il “fattore Rh” positivo o negativo associato a ogni gruppo sanguigno). Il nostro sedicenne, con la serenità di chi ha compiuto il proprio dovere scolastico, scrive dunque in francese: “le professeur a rhésus les devoirs”, e consegna a fronte alta il risultato di cotanto sforzo intellettivo.
Ingenuità, superficialità? Non so se sia più grave la carenza di buon senso – dove s'è visto mai un verbo francese che comincia con “rh”?- o la fiducia cieca nell'I-phone? Accesso illimitato, informazione illimitata, ma mente sempre più costretta in limiti angusti, come il povero gorilla nella sua gabbia. Lui almeno cercava di evadere.
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EliminaMi dispiace, nel copiare il testo sul blog è scomparso il corsivo che segnalava le parti da tradurre/tradotte. Spero si capisca lo stesso!
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