Gatto e Pratolini (secondo e terzo da destra) al Giro |
Gatto era un abile
nuotatore, amava il ciclismo oltre al gioco del calcio (grande tifoso
del Milan e di Rivera in particolare, mentre Pratolini naturalmente
teneva per la Fiorentina), ma non sapeva andare in bicicletta,
condizione assai strana in un'epoca in cui uomini e donne si
muovevano soprattutto pigiando sui pedali. Tra i ciclisti che si
lanciano lungo discese da capogiro, che scalano montagne dondolando
come ballerine e soffrendo come pugili, un uomo che non sa andare in
bici fa sicuramente notizia. E infatti, quando la voce si diffonde
tra capitani e gregari della carovana, il poeta salernitano diviene
il caso da additare e da guardare con commiserazione.
Lo scrive lo stesso Gatto
in un articolo da Pescara, del 6 giugno, raccolto, insieme ad altre
cronache del poeta dal Giro e dal Tour, in un volume del 1983, ormai
introvabile, curato da Luigi Giordano per conto delle edizioni Il
Catalogo di Lelio Schiavone.
Quel giorno Coppi, “che
è un bravo ragazzo” scrive Gatto, propone di fargli da maestro.
“Si immagini quale onore per me – risponde l'autore de Il capo
sulla neve -; ma è come se un bambino che deve frequentare la
prima classe abbia per maestro un professore d'Università”. Il
campione insiste e i due si danno appuntamento per una lezione. Anche
davanti all'insigne professore, Gatto non riesce a stare in
equilibrio, ha paura di fallire, si sente inadeguato. “Mi lasci
scendere”, supplica. E' troppo tardi, il poeta crolla per terra,
mentre Coppi scuote la testa e decine di curiosi “non si azzardano
nemmeno a ridere per la soggezione di vedersi lì Coppi davanti con
l'aria del maestro”. “Ma io so nuotare” cerca di spiegare Gatto
a Coppi e agli altri, senza ottenere però nemmeno un'alzata di
spalle.
“Intanto tutta la città
parla e sparla di me – conclude Alfonso Gatto -, i miei colleghi
non sanno come comportarsi. Ma di una cosa sono certo: che se io
sapessi andare in bicicletta sarei un campione. E' ridicolo che ci si
serva di quella macchina da angeli per camminare come fanno tutti.
Cadrò, cadrò sempre fino all'ultimo giorno della mia vita, ma
sognando di volare”.
Fausto Coppi vince il Giro d'Italia del 1947 |
Non conoscevo l'aneddoto. Me li sono immaginati Alfonso Gatto e Fausto Coppi, due personalità così diverse ma comunque ugualmente anticonformiste.
RispondiEliminaHo trovato la lettura interessante.
Narda
Gatto ha seguito tre volte il Giro e una (nel '58 se non ricordo male) il Tour. Una scelta degli articoli è nel volume, da cui si ricavano altre notizie e aneddoti interessanti, curato da Luigi Giordano, che si avvale di una prefazione di Antonio Ghirelli. Il titolo è "Sognando di volare", il libro è introvabile.
EliminaGrazie del commento. Spero di averla ancora tra i lettori del blog.