A quattro vincitrici nel gioco della scherma
Non sono molti i movimenti, sempre
quelli
sulla pedana avanti e indietro, affondo
presa di ferro, eppure rarefatti
o consistenti diventano miraggio della
grazia,
il volteggio dell'anima che fugge
lungo il braccio e vorrebbe mantenersi
infinita. Non sono sufficienti
il gesto delicato e pronto al balzo,
il deciso vigore trattenuto,
l'improvviso
schianto, il disegno leggero
delle gambe, il pensiero
che mantiene e che fulmina, la schiena
lieve, che salta e scarta si contrae
ritorna
in sintesi perfetta. Bisogna misurare
la bellezza,
frenarla, non unirla al tramestio del
tempo,
al magro sdrucciolare
dei giorni, all'ombra, alle inutili
imprese.
Bisogna che resista
la giovinezza negli occhi e nelle
braccia,
sia sempre il vento della leggerezza
nel muscolo che freme e va a bersaglio.
Per vincere occorre essere semplici e
lontane,
cedere alla preghiera, all'emozione,
non fissare lo sguardo
sul presente che mette le catene
alle caviglie, pensarsi forma, solo
vivo segno,
la muta intelligenza della danza, la
nuvola
corretta in resistenza.
Le quattro vincitrici nella scherma
sono la gioia che abbiamo abbandonato,
il finale
cantato a squarciagola, l'abbraccio
immaginato
con gli amici.
Oggi che continua la vita, mi
accontento
di guardarvi da questo tempo nostro
di mortali che avanzano e
indietreggiano in pedana,
un po' più vecchi, più deboli
all'assalto, da questo tempo
di parole che fuggono la vita, che si
addormentano.
Venite voi, Elisa e Arianna e Valentina
e Ilaria,
venite coi fioretti sorridenti, le
maschere pensanti,
la sorpresa del braccio che accarezza,
a darci il cuore, a raccontarci il
sogno,
a mantenere la fiaccola sospesa
ancora verso il cielo.
Il componimento sottolinea la bellezza del gesto atletico e celebra le quattro schermidrici come moderne eroine capaci di ravvivare sogni.
RispondiEliminaMario Mastrangelo
Bellissimi questi versi. Li ho letti già tante volte e mi danno la sensazione di essere sospeso nell'aria, ma a bordo pedana. Sono contenuti lo spirito sportivo piu' elevato, il piacere della competizione determinati dalla concentrazione e dalla perfezione, dal rispetto di sè stessi e degli altri, e dall'apoteosi del successo finale. Questa credo sia una delle tue belle poesie carissimo Peppe (e non lo dico perché parla di sport), una delle migliori poesie di uno dei più grandi poeti contemporanei.
RispondiEliminaMassimo Massaro