martedì 31 dicembre 2013

Buon Anno da Carlos Drummond de Andrade

Per salutare il 2013 e augurare ai venticinque lettori di questo blog un anno felice ho scelto una poesia di Carlos Drummond de Andrade, dal titolo inequivocabile di Passagem do ano, appunto Capodanno.
Carlos Drummond de Andrade
Drummond de Andrade è un poeta brasiliano tra i più importanti del secolo scorso. Era nato il 31 ottobre del 1902 a Itabira, una piccola città dello stato di Minas Gerais. Ha vissuto a Belo Horizonte e, dal 1934 fino alla morte, a Rio de Janeiro. E' morto nel 1987.
E' questa una poesia di tono pacato e di velata e struggente ironia, di composta malinconia: caratteristiche che contraddistinguono quasi sempre l'opera di Drummond de Andrade. Il poeta è affacciato sulla vita, che guarda con sguardo appassionato e disilluso. Tutte le risorse sono necessarie, tutti i trucchi, e tra questi soprattutto la poesia, sono utili a guardare avanti, a masticare la vita, ma nessuno veramente serve.
La traduzione è di Antonio Tabucchi, che proprio nell'anno della morte di Drummond de Andrade, curò una breve antologia per Einaudi.

Capodanno
L’ultimo giorno dell’anno
non è l’ultimo giorno del tempo.
Altri giorni verranno
ed altre cosce e ventri ti comunicheranno il calore della vita.
Bacerai bocche, strapperai delle carte,
farai viaggi e celebrerai talmente tanti
compleanni, lauree, promozioni, dolci morti con cori e sinfonie,
che il tempo ne sarà pieno e non sentirai lo strepito,
gli ululati irreparabili
del lupo, nella solitudine.

L’ultimo giorno del tempo
non è l’ultimo giorno di tutto.
Rimane sempre una frangia di vita
dove possono sedersi due uomini.
Un uomo e il suo contrario,
una donna e il suo piede,
un corpo e il suo ricordo,
un occhio e la sua luce,
una voce e la sua eco,
e chissà perfino se Dio…

Accetta con semplicità questa casuale offerta.
Meriti di vivere ancora un anno.
Vorresti vivere sempre centellinando la feccia dei secoli.
Tuo padre è morto, tuo nonno è morto.
Anche in te molte cose sono morte, altre tengono d'occhio la morte,
ma sei vivo. Ancora una volta, vivo,
e col bicchiere in mano
aspetti di albeggiare.

Il trucco di una sbornia,
Il trucco di balli e schiamazzi,
il trucco dei palloncini,
il trucco di Kant e della poesia.
Tanti trucchi: e nessuno serve.

Sorge il mattino di un anno nuovo.

Le cose sono lustre, a posto.
Il corpo liso si rinnova di spuma.
Tutti i sensi svegli funzionano.
La bocca sta masticando vita.
La bocca è intasata di vita.
La vita cola dalla bocca,
impiastriccia le mani, il marciapiede.
La vita è pingue, oleosa, mortale, surrettizia.



giovedì 26 dicembre 2013

Compiti per le vacanze

La notizia che il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza abbia invitato gli studenti a farsi dare meno compiti per le vacanze natalizie ha avuto poco seguito nelle discussioni sugli organi di informazione, ma anche, c'è da giurarlo, nella condotta degli insegnanti. In effetti, il ministro ha esternato l'invito davanti a una platea di ragazzi il 21 dicembre, giorno di chiusura delle scuole, quando i giochi appunto sono fatti e gli alunni hanno già in mente il programma che li porterà, esercizio dopo esercizio, versione dopo versione, al giorno dell'Epifania. La considerazione, peraltro così poco natalizia da dare luogo ai soli commenti di rito (qualche scrittore insomma che ricorda come era difficile ai suoi tempi trascorrere i giorni di festa con il peso di quei compiti che sarebbero stati svolti solo nelle ultime ore), in effetti propone un'idea di scuola abbastanza lontana da quella attuale, dove ai ragazzi non si propone un contenitore di argomenti preconfezionato, ma che invece con il concorso di tutti diventa il luogo (la palestra, avremmo detto un tempo) dove si produce e si sviluppa cultura.
J. P. Leaud nel film "I 400 colpi" di F. Truffaut
Meglio leggere un libro, ha detto il ministro, visitare una mostra o un museo, meglio avere il tempo per riflettere sul contesto storico che ha prodotto le tante opere d'arte di cui sono ricche le nostre città. Questo significa se non altro che i nostri studenti sono reputati in grado di interessarsi a qualcosa che non sia il loro cellulare: affermazione che ha sicuramente un contenuto di verità, ma che forse è risultata poco gradita agli organi d'informazione, abituati a considerare gli adolescenti, secondo il modello Mastracola (Paola, autrice di varie narrazioni sul mondo della scuola), come un'orda barbarica refrattaria a qualsiasi idea di cultura. Insomma gli studenti liceali fanno notizia solo quando sono autori di nefandezze o oggetto completamente apatico delle analisi di psicoterapeuti e opinionisti di talkshow.
Chi ha in mente l'orda barbarica dirà che il ministro avrebbe fatto meglio a stare zitta: i giovani non leggono, tanto vale che passino le vacanze a fare compiti. La verità è che non leggono nemmeno gli adulti (anzi, leggono ancor meno gli adulti), e che l'amore per la lettura e per la cultura lo trasmettono la società in cui si vive e la scuola che si frequenta. E comunque tanti compiti per le vacanze servono veramente a poco, quando non risultano addirittura dannosi. Se per la scuola un libro è solo uno strumento su cui esercitarsi, un veicolo per la produzione di questionari, difficilmente potrà attrarre l'attenzione di un qualche adolescente. L'impressione è che i nostri licei dispensino l'idea che il sapere sia frutto di abilità tecniche e non anche di passione, di capacità di ragionamento, di curiosità intellettuale, di amore per l'atto gratuito.
Il ministro Carrozza ha detto anche che meno compiti può significare più tempo per ascoltare musica classica e contemporanea. Certo la cultura è tutto questo, signora ministro, e la ringraziamo per averci spinto a queste riflessioni, ma allora perché nelle nostre scuole la musica è in pratica quasi del tutto assente? perché di arte si parla poco (spesso male) e quasi sempre in termini esclusivamente storici? perché la letteratura contemporanea, e la poesia in particolare, non vengono nemmeno prese in considerazione?